Le grandi innovazioni non restano mai statiche nel tempo. Era inevitabile dunque che anche la Tomografia Computerizzata si evolvesse dal prototipo presentato da Hounsfield nel 1967, soprattutto grazie all’incredibile sviluppo tecnologico e digitale che ha caratterizzato la seconda metà del XX secolo [1].
Il primo TC scanner fu inventato da Godfrey Hounsfield nel 1967 e nel 1973 i primi scanners furono installati negli Stati Uniti. Sempre negli anni ’70 un grande passo avanti viene compiuto da Robert S. Ledley, che inventa l’ACTA – Automatic Computerized Transverse Axial – il primo TC scanner per l’intero corpo [2]. E’ il suo design che diventerà la base per i moderni TC scanners. Dagli anni ’90 in poi si sono susseguite ben quattro generazioni di scanner, ognuna con particolari caratteristiche e proprietà [3].
La prima generazione, a cui apparteneva l’originale scanner di Hounsfield, sfruttava due rivelatori che acquisivano tramite raggi X due immagini in contemporanea. I rivelatori venivano poi spostati e ruotati di circa 1° per volta, per poter acquisire la proiezione successiva. Tale metodo richiedeva delle tempistiche elevate per l’acquisizione dell’immagine finale (fino a 30 minuti) e produceva delle figure di bassa qualità, anche se comunque in grado di rappresentare l’anatomia del paziente molto meglio dei metodi preesistenti.
La seconda generazione sfrutta invece ben 30 rivelatori, coprendo un angolo di circa 10° e permettendo di ridurre notevolmente le tempistiche di acquisizione dell’immagine. Come gli scanners di prima generazione, era in grado di riprodurre solo una “fetta” del corpo esaminato per volta – single slice.
Nella terza generazione si assiste ad un’ulteriore evoluzione: a ruotare per acquisire le immagini non sono solo i rilevatori ma è anche il tubo dei raggi X. La proiezione viene ora costruita tramite le immagini acquisite da 700-900 rilevatori, che ruotano a spirale intorno al corpo – non più quindi, tramite l’accumulazione di misurazioni sequenziali.
Questa generazione è la più utilizzata tuttora e nel 2012 una rotazione a 360° del sistema richiedeva solamente 0,27 secondi.
Il meccanismo della quarta generazione, infine, permette solamente al tubo dei raggi X di ruotare, mentre i rivelatori sono statici. Ciò permette di effettuare delle rotazioni estremamente veloci, aumentando tuttavia i costi del sistema e facendo insorgere altre problematiche (come l’impossibilità di utilizzare dei collimatori per eliminare le radiazioni sparse e quindi ottenere un’immagine di qualità).
Per questi motivi i progetti di scanner di quarta generazione sono attualmente abbandonati.
Una pietra miliare dell’evoluzione della TC è sicuramente lo sviluppo, intorno al 2007, di una nuova generazione di scanner in grado di “fotografare” il cuore o le arterie coronarie durante il battito, in meno di un secondo. Ciò è stato possibile grazie all’introduzione dei cosiddetti area detectors, rivelatori di grandezza maggiore in grado di coprire interi organi (come per l’appunto il cuore).
Negli ultimi anni la ricerca sembra perseguire principalmente due obiettivi: la riduzione delle radiazioni emesse, e lo sviluppo di scanners di dimensioni ulteriormente ridotte tramite l’applicazione delle nanotecnologie [4, 5]. In particolare la Nano-TC permette di avanzare nello studio dei tessuti ossei e muscolari e espande notevolmente le prospettive di ricerca – ad esempio in campo odontoiatrico o neuro-patologico (citiamo a tal riguardo la recente ricerca di un gruppo di scienziati giapponesi sullo studio post-mortem di pazienti affetti da schizofrenia) [6].
Risorse:
- [1] Flohr, T. Curr Radiol Rep (2013) 1: 52. https://doi.org/10.1007/s40134-012-0005-5
- [2] Robert S. Ledley, National Inventors Hall of Fame, https://www.invent.org/inductees/robert-s-ledley
- [3] Ricerche finanziate dal National Institute of Biomedical Imagine and Bioengineering
- [4] Ahmed HM. Nano-computed tomography: Current and future perspectives. Restor Dent Endod. 2016;41:236–8. [PMC free article] [PubMed] [Google Scholar]
- [5] Khoury BM, Bigelow EM, Smith LM, Schlecht SH, Scheller EL, Andarawis-Puri N., et al. The use of nano-computed tomography to enhance musculoskeletal research. Connect Tissue Res 2015; 56: 106–19. doi: 10.3109/03008207.2015.1005211 [PMC free article] [PubMed] [Google Scholar]
- [6] Itokawa et al, Cutting edge morphological studies of postmortem brains of patiens with schizophrenia and potential applications of X-ray nanotomography (nano-CT), 14 novembre 2019, https://doi.org/10.1111/pcn.12957